The Ward - Il Reparto
Kristen (Amber Heard), una giovane donna bella e disturbata, si ritrova coperta di lividi e di tagli, imbottita di sedativi e rinchiusa contro la sua volontà in un inaccessibile reparto di un ospedale psichiatrico. È completamente disorientata e non ha idea di quale sia il motivo per cui è finita in quel posto, né alcuna memoria della sua vita prima del ricovero. La sola cosa che sa è che non è al sicuro. Le altre pazienti del reparto, quattro giovani donne altrettanto disturbate, non sono in grado di fornirle alcuna risposta e ben presto Kristen si rende conto che le cose non sono come sembrano.
L'ultima decade, John Carpenter l'ha passata nel silenzio quasi assoluto, se escludiamo i due episodi da lui firmati per la serie TV “Masters of Horror”, tra cui il notevole “Cigarette Burns”. Ora, dieci anni dopo “Fantasmi da Marte”, Carpenter torna al cinema con “The Ward”,
un'opera che più classica non si può. Sin dall'incipit, il primo di una
serie di ammazzamenti ad opera di un misterioso quanto orripilante
spettro che infesta un ospedale psichiatrico, si capisce subito che ci
troviamo di fronte a un film dell'autore di “Halloween”. Pochi fronzoli, movimenti di macchina controllati ma molto armoniosi, montaggio che evita l'effetto da videoclip che sembra dominare nel cinema del terrore almeno da quando Michael Bay
ne è diventato una voce con il suo studio Platinum Dunes. Un'eresia a
cui Carpenter, l'esempio più elevato di “onesto mestierante” al punto
da sconfinare nell'autorialità, ha tutta l'intenzione di lavare nel
sangue.
Non ci sono guizzi particolari, in questo film. “The Ward”
non è l'imperdibile capolavoro horror che forse un po' tutti si
aspettavano dopo dieci anni di pausa. E con ogni probabilità è per
questo che è stato attaccato da più parti dopo il Festival di Toronto. Eppure, Carpenter ha promesso un film old school, e la promessa è stata mantenuta. In ogni suo più piccolo dettaglio, dalle scenografie, alla fotografia, al trucco, “The Ward”
pare un film d'altri tempi, come risucchiato in un vortice temporale e
strappato dagli anni Ottanta per essere proiettato in una sala nel
2010. Una classicità che, anziché annoiare o suonare nostalgica,
cattura e avvince, costringendo lo spettatore a rimanere fino alla
fine. E tutto ciò nonostante un twist che, l'avrete letto
ormai un po' dappertutto, è facile da anticipare già dopo una mezz'ora.
Ma la sorpresa qui conta poco: a contare è un'esecuzione sicura,
esperta, e una gestione della suspense e dell'atmosfera che al giorno
d'oggi si danno per scontate, ma che non lo sono affatto. In un certo
senso, Carpenter è paragonabile a un Hitchcock di fine carriera: quando vediamo “Frenzy” pensiamo “sì, certo, non è 'Gli uccelli', ma ci sapeva comunque fare”. “The Ward” è proprio questo: un film che ci sa fare.
Il cast è fatto di giovani e belle promesse del cinema, tra cui Danielle Panabaker, Lindsy Fonseca e la protagonista Amber Heard, che dimostra una grande capacità di bucare lo schermo. Ma su tutti svetta Jared Harris,
ottimo nel ruolo del direttore dell'istituto. Nonostante la tematica
horror, nessuno di loro recita sopra le righe, merito anche della
direzione di Carpenter, che non ama strafare mai. Una strategia che di
sicuro paga, perché in mano a chiunque altro questo film sarebbe stato
solo un anonimo prodotto di genere, in mano a lui invece diventa un
lavoro solido e piacevole. Per la fortuna degli amanti dell'orrore, la
BIM lo distribuirà nelle sale anche da noi. Rimane solamente da sperare che a “The Ward” non seguano altri dieci anni di silenzio: sarebbe un vero peccato.